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Posts Tagged ‘creatività’

O almeno ne è sicuro John Brockman “intellectual impresario” ed editor a Edge . Per più di 10 anni brockman ha chiesto a grandi pensatori di rispondere a una domanda all’anno.

ogni domanda doveva illuminare un aspetto particolare della nostra comprensione del mondo e del suo funzionamento.

La domanda del 2011 era:

“What scientific concept will improve everybody’s cognitive toolkit?”

“Che concetto scientifico migliorerà strumenti cognitivi di ciascuno?”

la risposta è racchiusa in This Will Make You Smarter: New Scientific Concepts to Improve Your Thinking, antologia composta dalle risposta di 150  “biggest thinkers”, grandi pensatori: neuroscientisti, antropologi, biologi, spicologi, nobel come  Daniel Kahneman, fisici teorici, wrongologist (?!) ecc ecc ecc ecc.

uno dei più intriganti? Kevin Kelly (KEVIN KELLY, Editor-At-Large, Wired; Author, What Technology Wants) parla di come non bisogna avere paura dei fallimenti. Penso che il suo pezzo, The Virtues of nnegative Results, dovrei imparare a declamarlo, anche all’incontrario.

e la domanda del 2012???

WHAT IS YOUR FAVORITE DEEP, ELEGANT, OR BEAUTIFUL EXPLANATION?

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Vere e proprie facce da libro, e non si tratta di un post su facebook. Ma le facce sono quelle dei protagonisti della letteratura mondiale. I personaggi intorno a cui i romanzi si sviluppano.
Vi siete mai chiesti che faccia potesse avere Anna Karenina, Mister Darcy o il protagonista dell’ultimo thriller che avete letto? Curiosi di sapere come i tratti somatici descritti nel libro siano nella realtà? Allora date un’occhiata a cosa può uscire utilizzando un software che fa identikit, come quelli che usa la polizia.
Lo sta facendo Brian Joseph Davis su The Composites, e i risultati sono… beh, vedete un po’ voi.

La galleria di ritratti immaginari è iniziata l’8 febbraio con Edward Rochester. Sì, l’immagine che vedete sopra. Dimenticate le ultime apparizioni cinematografiche o televisive (tra cui Michael shame Fassbender), il co-protagonista di Jane Eyre di Charlotte Brontë sembra proprio come la piccola Jane lo descrive. Brutto, in verità..

L'identikit di Sam Spade, il detective creato da Dashiell Hammett

Si accettano suggerimenti per i personaggi, con l’accortezza di mandare anche il pezzo di testo in cui c’è la descrizione (e qui, attenzione, non tutti i protagonisti dei romanzi sono descritti con abbastanza particolari…)
altre 15 sono le facce postate on line. Tra cui troviamo un Tom Ripley della Highsmith molto lontano dal Matt Damon del film di Minghella. Un’arcigna Emma Bovary. Humbert Humbert, la freschissima Aomame dell’ultima fatica murakamiana, e altri ancora. sotto l’identikit ci sono le frasi del libro inserite nel software, la descrizione da cui quell’immagine viene fuori.

Uno mi colpisce in particolare: non si potevano lasciare a Sam Spade gli inconfondibili tratti bogartiani?

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adesso non si va a curiosare neanche più nelle librerie della gente. o sui comodini. (nei cassetti non si ficca mai il naso, per non parlare degli armadi) . è una sana e vecchia abitudine quella di entrare in una casa, o in un ufficio, e di guardarsi intorno alla ricerca di libri. si fanno interessanti scoperte. ed è impagabile le cose che puoi scoprire. libri che hai letto o vorresti leggere. i libri che non sei mai riuscito a finire, e in quel caso bisogna resistere alla curiosità di chiedergli se l’ha letto veramente, e fino alla fine. i classici della letteratura, del pensiero, e di chissà che altro che anche noi abbiamo a casa, da qualche parte. le collane da allegato-dei-quotidiani, che  fanno sempre l’effetto “vabbè, ce li ho tutti, è una bella collezione, che faccio? li metto in solaio o li metto in libreria. però poi sembro il direttore del quotidiano che ‘sti libri li vendeva che è chiamato a intervenire al tiggì delle otto…”.

adesso si chiede direttamente allo scrittore di poter vedere il suo desktop. quindi, anziché dirci quali sono i libri che uno scrittore ha nella sua libreria, e pregasi specificare quali ha acquistato di sua volontà, quali sono gentile omaggio di uffici stampa di case editrici. e lo fa il Guardian, ovviamente, nella serie writer’s desktops. il primo?

Tom McCarthy: My desktop

In the first of a new series where writers show us around their working

lives by revealing what’s on their computer desktops, Tom McCarthy explains how technology is woven into his creative life

ammazza… come la tecnologia è intrecciata alla sua vita creativa… e poi kafka, la columbia university, naoimi klein, georges battaille, sade, sonic youth…. profondo… così profondo…

ma nelle prime righe una folgorazione, anche ovvia, se vogliamo essere cattivi, e una meravigliosa frase sulla neve

I don’t have a desktop image. It’s best to write against nothing, rather than something. Just having white, pure white, is seductive. Anyone who’s ever pissed on snow will understand this.

la serie è iniziata settimana scorsa, la prossima puntata chissà.

e io ripenso ai miei dekstop: renoir invaso da collegamenti sul portatile ereditato da mio fratello; uno dei due gatti a scelta (entrambi in una foto sarebbe pura fantascienza o uno dei segni dell’apocalisse) sul netbook che uso per la scuola; e una orribile immagine fastidiosa blu e bianca con il logo del master nel portatile del master. ho files sparsi in ciascuno di questi desktop… alcuni li ho abbandonati lì
forse è meglio che ripigli in mano carta e penna e vada alla scrivania vera, mica quella virtuale. sempre però che trovi un angolo libero sotto il caos che io stessa ho creato lì sopra…

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in realtà doveva essere uno di quei post stupidi che però allietano la giornata. perché ne ho veramente bisogno dopo 5 giorni a tradurre interviste audio in francese o in inglese di intellettuali politicamente impeganti che vengono dall’egitto, dalla tunisia e dalla palestina (potreste sentire il mio duro lavoro su Radio popolare, dove attualmente sto staggiando o stageando, come preferite).

allora ho deciso di iniziare cercando su google quanti risultati mi escono se scrivo Ode alle patate fritte, (che tra parentesi, speravo di mangiare stasera insieme alla bistecca di pollo, mi dovrò accotentare invece di spinacini e puré).
il risultato mi ha lasciato di stucco. perché sono di un’ignoranza ripugnante.infatti in cima ai risoltati di google c’era questo

Ode alle patate fritte

Scoppietta

nell’olio

friggendo

l’allegria

del mondo:

le patate

fritte

entrano

nella padella

come nivee

piume

del cigno del mattino

ed escono

semidorate dalla crepitante

ambra delle ulive.

L’aglio

aggiunge ad esse

la sua terrena fragranza,

il pepe,

polline che attraverso’ le scogliere,

e

vestite

a nuovo

con abito d’avorio, riempiono il piatto

ripetendo l’abbondanza

e la saporita semplicità della terra.

l’autore di questa delizia?Pablo Neruda

la mia ignoranza non ha confini, certo, ma da una boutade ne è uscita una cosa nuova. ho imparato qcs. sono meno ignorante. e io e Neruda abbiamo una cosa in comune.

son soddisfazioni!

ps: no, tranquilli, somiglianze non ne vedo, datemi tempo.

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